“Si rimandi di almeno due anni l’entrata in vigore della nuova PAC rispetto alla quale l’Italia ha trasmesso a Bruxelles il piano strategico”, così Luigi Scordamaglia, Consigliere delegato di Filiera Italia, interviene a “Nuova PAC, quale futuro per l’agroalimentare europeo?” organizzato da Eunews e Hub editoriale. “Un piano in cui il Ministro Patuanelli – ha precisato il Consigliere – ha cercato di far convergere e coesistere le esigenze di tutela e valorizzazione della produzione agroalimentare italiana, con quelle di tutela dell’ambiente e della biodiversità alla base della distintività della nostra produzione e del successo del nostro export”. “Bisogna avere la lucidità necessaria per ammettere che ci troviamo di fronte ad uno scenario di riferimento completamente cambiato – ha detto Scordamaglia – in cui l’insicurezza alimentare generata dalla crisi russo-ucraina rischia di trasformare in polveriera molti Paesi in via di sviluppo, africani e mediorientali, i quali dipendono fino al 100% dall’importazione di cereali dall’area vessata dal conflitto e dalle sue tragiche conseguenze”. È per questa ragione che “bisogna rimandare subito l’entrata in vigore della Pac (attualmente prevista dal 1 gennaio 2023) e dei rispettivi piani strategici nazionali costruiti dagli stati membri in un contesto completamente diverso da quello odierno”. “Bene in questo senso quindi la proposta del Ministro Patuanelli – ha aggiunto Scordamaglia – di chiedere il posticipo dell’entrata in vigore per avere tempo di modificare i piani strategici nazionali sulla base dell’evoluzione dello scenario, senza rischiare di buttare via anche quello che di buono c’è”. Inoltre il Consigliere ha ricordato l’importanza di rivedere con giudizio e sulla base di una seria ed approfondita valutazione di impatto – finora incomprensibilmente omessa – anche la strategia Farm to Fork, che secondo numerosi studi internazionali effettuati provocherebbe crolli della produzione alimentare europea sino al 25% e un’ulteriore esplosione dei prezzi dei beni alimentari di prima necessità.
“L’obbligo di mantenere improduttivi i terreni o di irrazionali rotazioni di colture andrebbe definitivamente eliminato dalla futura Pac – ha continuato Scordamaglia – superando l’irresponsabile convinzione secondo cui l’ambiente si tutela abbandonando i terreni invece che coltivandoli in maniera sostenibile come i nostri agricoltori fanno”. In questo senso è giusto ricordare il record europeo di valore aggiunto agroalimentare raggiunto dal nostro Paese pari a 64 miliardi di euro con una emissione di tonnellate di Co2 equivalenti da attività agricola di appena 30 milioni contro gli oltre 77 francesi e oltre 60 tedeschi.