“Un vero e proprio grido di allarme da parte delle aziende, che potrebbe mettere a rischio la ripresa e una voce fondamentale della nostra economia come l’export” recita la nota. La fondazione, infatti, sottolinea che a quasi due anni dall’inizio della pandemia globale si registrano ancora costi di trasporto oltre i 10.000 dollari (aumentati di 3/4 volte) che non accennano a diminuire.
A preoccupare il settore “la scarsa disponibilità dei container, alcune pratiche degli operatori come il “blank sailing” e le cancellazioni senza preavviso delle spedizioni che penalizzano fortemente l’export agroalimentare italiano”. Secondo Filiera Italia è “in atto un comportamento fortemente speculativo e ingiustificato da parte delle principali compagnie di navigazione responsabili del commercio mondiale di container” e questo anche in considerazione dell’alta concentrazione che vede il trasporto marittimo mondiale detenuto per il 45,3% dai tre top Carrier internazionali (oltre l’80% dai primi 10). “Un indiscutibile oligopolio che sta provocando enormi danni economici alle imprese” si legge nella nota che si conclude con la richiesta di “forme di sostegno per potenziare l’export delle nostre imprese del Made in Italy”.