Primo importante step nel Parlamento europeo che ha approvato lo scorso 6 febbraio la relazione sulle Tecniche di evoluzione assistita (Tea). Un risultato tangibile del lavoro svolto come intera filiera agroalimentare italiana negli ultimi anni a Bruxelles. Un tema su cui ci siamo spesi molto sottolineando con chiarezza e a tutti i livelli come la genetica green sia assolutamente diversa dagli Ogm tradizionali non comportando introduzioni di “geni” estranei nelle piante. Dalla nuova genetica potranno arrivare solo vantaggi per la produzione agricola che si ribalteranno anche sulla trasformazione. Gli agricoltori avranno a disposizione piante in grado di fronteggiare i cambiamenti climatici e resistere agli organismi nocivi con un minore utilizzo di concimi e fitofarmaci. La genetica green consentirà infatti di selezionare nuove varietà vegetali, più sostenibili ma in grado di non perdere le caratteristiche di distintività e biodiversità. L’agricoltura italiana ed europea, per incrementare la produzione e non perdere competitività, ha bisogno di innovazione a 360 gradi dalla genetica agli investimenti 5.0. Un aspetto rilevante è rappresentato dal sostegno che potrà essere garantito dalla ricerca pubblica con l’abbandono quindi della logica del brevetto delle multinazionali come nel caso delle sementi Ogm. Purtroppo, la situazione si conferma in fase di stallo all’interno del Consiglio dei ministri Ue dove esiste una forte opposizione su tale strumento di un gruppo di Pesi soprattutto dell’Est capeggiati dalla Polonia che contestano la brevettabilità delle Ngt e ne chiedono l’eliminazione. Come Filiera Italia siamo convinti che non si possa perdere tempo su tale dossier e stiamo pertanto cercando di mediare con le Organizzazioni dei singoli Paesi una posizione di compromesso.